Com’era e com’è oggi il quartiere Ticinese a Milano

 

Il quartiere Ticinese testimonia come pochi altri le mutazioni urbanistiche della città di Milano, grazie al suo assetto prima romano poi medievale, successivamente spagnolo e austriaco, in seguito napoleonico e infine pienamente moderno.

Oggi, con il flusso costante di automobili e motorini, viene difficile immaginare un’epoca in cui, da queste parti, si passeggiava lungo canali attraversando ponticelli, o dove barconi carichi di marmo si dirigevano verso il Duomo. Per fortuna, rimangono alcune tracce storiche che ci riportano invece indietro nel tempo.

 

Il periodo romano tra mura e anfiteatro

 

Nel periodo romano, l’attuale quartiere sarebbe stato fuori dalla Porta Ticinensis e dalle mura dell’antica Mediolanum, tanto che qui venne costruito l’anfiteatro, il terzo per dimensioni dopo il Colosseo e quello di Capua. Anche se è stato quasi del tutto distrutto nel 539 d.C. durante la guerra gotica, ne sopravvivono tracce significative: alcune presso l’Antiquarium Alda Levi, ma la maggior parte si trova presso il PAN, Parco Amphitheatrum Naturae, un parco archeologico dove un anello di alberi delimiterà visivamente lo spazio dell’ellisse esterno dell’anfiteatro, un progetto attualmente in fase di completamento.

 

 

Il periodo medievale

 

Le tracce della Milano medievale sono invece già più visibili, soprattutto grazie alla Porta Ticinese medievale, rarissima sopravvivenza delle mura che cingevano la città tra il XI e il XVI secolo. A questa antica porta venne dato il soprannome di “Porta Cicca”, dallo spagnolo “chica”, piccola, in quanto in origine dotata di una sola apertura. A questa criticità si rimediò nel 1861, quando vennero aggiunte due aperture laterali.

 

 

I Navigli di Milano: opera difensiva e ingegneristica

 

Ma è appena oltre la porta medievale che la città racconta di un passato non più visibile. Dove oggi scorre il traffico, lungo le vie De Amicis, Molino delle Armi e Santa Sofia, una volta scorreva invece la Cerchia Interna dei Navigli di Milano, come ancora ci raccontano suggestive fotografie in bianco e nero. Nata originariamente come fossato difensivo, in epoca medievale la Cerchia Interna venne ingrandita fino a diventare navigabile e in grado di collegare Milano ai vicini corsi d’acqua, tra cui il Ticino, grazie a un secondo anello di canali, chiamato Cerchia Esterna, che scorreva lungo gli attuali Viali D’Annunzio e Beatrice d’Este.

 

Il meccanismo di collegamento tra la Cerchia Esterna e quella Interna è ancora visibile, grazie alla suggestiva Conca di Viarenna, che testimonia lo scopo di tale sforzo ingegneristico: far arrivare a Milano, dalla Val D’Ossola, i pesanti blocchi di marmo di Candoglia necessari per la costruzione del Duomo. A questo fine, nel 1497, venne emanato il decreto ducale iscritto sulla lapide ancora visibile, che sollevava la Veneranda Fabbrica del Duomo dal pagamento dei dazi sui barconi con materiali di costruzione, grazie alla formula Auf (dal latino Ad usum fabricae, ovvero “ad uso della fabbrica”). Ed è da questa sigla che deriva l’espressione “a uffa” (oppure “a ufo”) che significa, appunto, “gratis”.

 

 

La Darsena di Milano

 

Nei secoli, la presenza dei Navigli ha caratterizzato la vita in questo spicchio di città, grazie anche alla presenza del cosiddetto Laghetto di Sant’Eustorgio, un bacino artificiale dove approdavano barconi e merci. Anche se ha subito trasformazioni nei secoli, questo “laghetto” è ancora oggi visibile e noto con il nome di Darsena, essendo nel frattempo divenuto uno dei centri della movida cittadina.

Poco oltre la Darsena, un’altra Porta Ticinese sopravvissuta al tempo ci ricorda la Milano di una volta. Costruita in epoca napoleonica fra il 1802 e il 1814, su progetto di Luigi Cagnola e per un breve periodo chiamata Porta Marengo, la porta sorse in corrispondenza della più antica Porta Ticinese Spagnola, edificata nel XVI secolo, e inserita all’interno degli imponenti Bastioni Spagnoli, di cui oggi purtroppo rimane poco o nulla.

 

 

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