L’architettura del quartiere di Porta Romana a Milano

 

Il panorama architettonico di Porta Romana è così stratificato che vale la pena andare in profondità per poterlo apprezzare come si deve: si passa dalle mura seicentesche agli edifici della ricostruzione, dai palazzi Liberty agli opifici, da cascine rurali a quel che resta della Milano romana.

 

 

Tornando indietro proprio a quell’epoca, infatti, ci si poteva trovare lungo una via con colonne, capitelli e muri di gran lusso tutti affrescati: si tratta della “Monumentale via Porticata Imperiale”, quella che oggi è conosciuta con i nomi di Corso di Porta Romana e Corso Lodi.

 

L’arco di Porta Romana 

 

L’arco trionfale che è giunto fino ai giorni nostri non è l’originale, distrutto da Barbarossa nel 1162: si tratta di un’opera che voleva celebrare il passaggio di Maria Margherita d’Austria, sposa a Madrid con Filippo III di Spagna. Non a caso, le Mura Spagnole che disegnavano un cuore custodivano al loro interno la città di Milano. E dove si colloca l’attuale arco di Porta Romana? Proprio sulla punta di quello stesso cuore.

 

Dalla Rotonda della Besana a Via Orti

 

Poco lontano dall’arco, si trova la Rotonda della Besana. Una volta sia ex-chiesa tardobarocca che Foppone, cioè cimitero, dell’Ospedale maggiore, è attualmente sede del Museo dei Bambini di Milano. La sua nuova veste viene tradita però dalle ossa e dai teschi che si notano sui capitelli: dettagli che riportano alle sue origini e un funesto memento mori. Non solo: in via Francesco Sforza c’è ancora la Porta della Meraviglia, che dava accesso al retro dell’Ospedale.

Ma cosa rimane d’altro del passato di Porta Romana, magari la parte più povera che lavorava la terra? Sicuramente via Orti, dal nome abbastanza chiaro, oltre ai baluardi senza tempo come gli edifici rurali: uno tra tutti, Cascina Cuccagna.

 

 

Palazzo Acerbi 

 

C’è spazio anche per la nobiltà e i suoi palazzi, nella storia del quartiere. Prendiamo Palazzo Acerbi, con i suoi balconcini tutti curve, cornici, teste di leone e interni sfarzosi. Qui il padrone di casa, Ludovico Acerbi, nel Seicento, non aveva molta paura della peste e preferiva organizzare quante più feste possibile. Il divertimento doveva essere un ottimo vaccino contro la piaga di Milano, perché nessuno degli invitati si ammalò mai. Cosa ci guadagnò lui? La nomea di demonio, che ironia!

Come se non bastasse, c’è un altro episodio che suggerirebbe una fantomatica protezione diabolica: quello delle Cinque Giornate di Milano, quando una palla di cannone non ha potuto niente contro le mura del palazzo, conficcandosi dentro. La si può ammirare ancora oggi, con tanto di targa.

 

Da Casa Sartorio alla Fondazione Prada

 

Se si cerca del Liberty, allora Casa Sartorio non può deludere, progettata da Enrico Provasi nel 1910 su un lotto triangolare. La stessa forma la si ritrova nel famoso Flatiron Building di New York.

Alla fine, non è avanzato molto spazio per gli edifici contemporanei, ma oltre alla Torre della Fondazione Prada, si è trovato posto anche per le grandi innovazioni dello Scalo di Porta Romana, con gli alloggi del Villaggio Olimpico per i giochi invernali 2026.

 

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