Il quartiere Maggiolina è celebre per il suo Villaggio dei Giornalisti, ma anche e soprattutto per ciò che resta di un avveniristico progetto residenziale sviluppato nel Secondo Dopoguerra: le cosiddette “case a igloo”.
Pesantemente bombardata dagli Alleati e in disperato bisogno di nuovi alloggi per gli sfollati della città, Milano cercava soluzioni rapide e funzionali, che strizzassero anche un occhio alle innovazioni d’Oltreoceano.
È così che nacque l’avveniristico progetto a firma di Mario Cavallé (1895-1982). L’ingegnere, architetto e accademico di fama costruì nel quartiere alcune piccole casette dalla forma bizzarra, ossia a igloo.
Nonostante fossero sorte come abitazioni temporanee, queste case finirono per diventare non solo permanenti, ma addirittura iconiche, entrando a far parte di diritto delle architetture più rilevanti di tutta Milano.
Ancora oggi, passeggiando lungo via Lepanto, è impossibile non accorgersi della presenza di queste insolite abitazioni completate nel 1946 proprio per chi era rimasto senza casa per via dei bombardamenti.
Le “case igloo” di Cavallé, anche dette “case zucca”, hanno una superficie di circa 45mq suddivisi tra sala con angolo cottura, bagno, camera da letto e uno spazio (che poteva essere adibito a seconda camera) al livello seminterrato.
Ciascun igloo ha poi un piccolo giardino, ottenendo così un’unità abitativa mono-famiglia dotata di tutti i servizi.
Strutturate a pianta circolare e realizzate in cemento, le case igloo ebbero rapidi tempi di realizzazione, proponendosi come soluzione ideale per far fronte ai numerosi sfollati dell’epoca.
Dei dodici igloo costruiti nel Dopoguerra, oggi ne rimangono solamente otto, che sono tutt’ora abitazioni private. La loro struttura insolita deriva da prototipi sperimentali sviluppati negli Stati Uniti. In quegli anni, infatti, si era diffusa la tendenza a costruire piccole case in cemento dalla pianta circolare grazie ai progetti dell’architetto Wallace Neff, che nel 1941 edificò il cosiddetto “Igloo Village” a Falls Church nel nord della Virginia, insieme ad altre “Bubble Houses” in Arizona, California e altrove.
Oltre alle case igloo, nel quartiere Maggiolina, Mario Cavallé progettò anche delle altre casette atipiche, a forma di fungo, demolite però negli anni Sessanta. La loro memoria è conservata in fotografie d’archivio, oltre che da tre ricostruzioni (anche se non del tutto fedeli) appena fuori Milano, a Novate Milanese.
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