I quartieri di Lambrate e dell’Ortica sono disseminati da luoghi che costituiscono la loro identità, posti che hanno fatto la storia di questo angolo di Milano.
La chiesa dell’Ortica, per esempio, dedicata ai Santi Faustino e Giovita, è un vero proprio scrigno di memoria.
Al suo interno si trova una raffigurazione della Vergine con Bambino, chiamata “Vergine delle Grazie”. L’opera risalirebbe addirittura al XII secolo, quando la chiesa e l’Ortica stessa vennero fondate.
Nel corso dell’ultimo restauro sono state trovate alcune antiche iscrizioni che sono state interpretate come un voto fatto alla Vergine da parte dei cittadini milanesi che, in fuga dalla città distrutta da Federico Barbarossa nel 1162, si sono rifugiati in queste terre.
Il graffito recita: “…questa è preghiera… nell’anno 1182 – 12 del mese di aprile per ottenere la clemenza da Dio. Silano”.
Altra scoperta artistica più recente è quella avvenuta in un piccolo edificio annesso alla chiesa, parte del nucleo originario: si tratta di affreschi cinquecenteschi di grande qualità con suggestioni leonardesche.
Un altro luogo identitario è la via Conte Rosso, l’asse lungo il quale si è sviluppato l’antico borgo di Lambrate. La via si presenta ancora oggi con tutto il suo sapore antico, costeggiata da edifici tipici con corti interne a ringhiera e botteghe storiche. Qui troviamo anche la chiesa di San Martino, risalente al 1181 ma demolita nel 1913 perché pericolante e ricostruita in stile neoromanico alla fine degli anni Venti.
La via si ricorda anche il municipio di Lambrate, che venne in seguito affiancato dalla Casa del Fascio. Oggi i due edifici non ci sono più e al loro posto si trova un giardinetto con un’area giochi per bambini, il murales a firma dello street artist Omar Hassan e, poco oltre, una bottega attiva dal lontano 1938: è il negozio di cornici della famiglia Guarnieri che da tre generazioni realizza cornici su misura per privati e gallerie d’arte.
Sempre in via Conte Rosso trova spazio il Circolo ACLI, punto di riferimento per il quartiere dal Secondo
Dopoguerra in poi e centro di aggregazione per gli abitanti della zona.
Il Circolo organizza molte attività, come i corsi per il tempo libero e il benessere, gli incontri culturali, teatro e laboratori per bambini, ma è anche sede del Patronato e del CAF. Ed è capofila del progetto QuBì per contrastare fragilità e povertà delle famiglie e dei minori.
La via Conte Rosso termina con la celebre Cappelletta, che contiene al suo interno un altare costruito sopra un luogo di culto pagano, risalente a quando il quartiere venne fondato dai romani, poi divenuto poi luogo di preghiera.
Moltissime sono le vicende che riguardano questa cappellina: dalle funzioni religiose celebrate da San Carlo Borromeo nel Cinquecento alle bombe della Seconda Guerra Mondiale che ne forarono il tetto.
Qualcuno però doveva avere molto a cuore questa Cappelletta, dato che le bombe rimasero inesplose, garantendo così la sopravvivenza dell’edificio.
Lungo via Pitteri sorge invece un’altra istituzione del quartiere, che è anche un simbolo di Milano: il fu Istituto dei Martinitt, oggi residenza universitaria.
La storia dei Martinitt è secolare. Nel 1532 Francesco Sforza offrì a San Gerolamo Emiliani un luogo per prendersi cura degli orfani e dei bambini abbandonati, attività a lui cara.
I numerosi assistiti dell’orfanotrofio presero il nome di “Martinitt” (al singolare, “Martinin”) per via della seconda sede dell’istituto, annessa alla parrocchia di San Martino di Tours, tra via Manzoni e via Morone. Ecco perché gli orfanelli a Milano venivano chiamati così.
L’Istituto Martinitt offriva alloggio, assistenza e si preoccupava anche di istruire i ragazzi e insegnare loro un mestiere. Nei secoli l’Istituto venne spostato per il susseguirsi di vicende storiche e politiche fino a che venne inaugurata la nuova sede in via Pitteri su progetto dell’ingegnere Emilio Prandoni, nel 1932.
Molti sono stati i Martinitt che, grazie all’assistenza dell’Istituto, hanno potuto divenire imprenditori di successo. Alcuni nomi? Angelo Rizzoli, che dai Martinitt imparò il mestiere di tipografo, e Leonardo del Vecchio, che iniziò la sua carriera come incisore.
Oggi l’istituto esiste ancora, essendo divenuto un ente pubblico senza scopo di lucro che opera nei settori dell’assistenza sociosanitaria. La sede di via Pitteri, invece, è diventata una moderna residenza universitaria che offre complessivamente 439 posti letto, gestita da ALER Milano.
Il Teatro Martinitt, che sorge accanto al complesso principale, è stato costruito per offrire svago agli orfani. Dal 2010 il teatro cinema è gestito dalla società La Bilancia, che ha aperto le porte al pubblico dopo lavori di ristrutturazione e continua ad offrire un’ampia proposta di iniziative e nuovi spazi.
Infine, menzione speciale per la Villa Busca Serbelloni in via Rombon. Si tratta di una graziosa villa suburbana, edificata nel XVII secolo, che racconta di quando questo lembo di terra fosse caratterizzato da ville aristocratiche fuori dalle mura cittadine.
Da oltre trent’anni la villa è sede di RUATTISTUDIO ARCHITETTI SRL. È proprio nell’ambito dello studio di architettura che è nato il progetto NOAH GUITARS, una vera eccellenza italiana quando si tratta di produrre chitarre elettriche di altissima qualità.
La storia di Noah Guitars inizia negli anni Novanta, quasi per gioco. L’architetto Renato Ruatti accolse la richiesta dell’amico Giovanni Melis, decidendo di provare a realizzare una chitarra elettrica. Dopo molti studi, si optò per l’alluminio come materiale di costruzione.
Nel 1996 prese vita la prima chitarra, la “Ammiraglia”, grazie all’aiuto dell’altro co-fondatore, Mauro Moia. Da allora non si sono più fermati, creando chitarre elettriche e bassi in pochi pezzi di altissima qualità.
Oggi Noah Guitars è sinonimo di eccellenza, riconosciuta anche dai più importanti musicisti al mondo come Bruce Springsteen, Ben Harper o Lou Reed, che infatti ne posseggono degli esemplari.
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