I quartieri di Lambrate e di Ortica sono delle vere e proprie istituzioni milanesi, con una identità che affonda nella storia.
Lambrate è oggi un quartiere, ma fino al 1923 era un comune autonomo, con il proprio municipio: c’era un “Lambrate di sopra”, cioè più o meno la Via Rombon di oggi, e un “Lambrate di Sotto”, il cuore pulsante della cittadina che si snodava principalmente lungo via Conte Rosso.
La sua fondazione risale addirittura ai tempi dell’Antica Roma e deve il suo nome al maggiore dei tre fiumi cittadini: il Lambro, o “Lamber” nel dialetto locale, che ancora oggi scorre nelle immediate prossimità dell’abitato.
“Lambraa”, ovvero Lambrate in milanese, all’inizio era una terra fuori dalle mura cittadine, circondata solo da campagne e rogge, cioè semplici canali artificiali che portavano acqua per l’irrigazione e alimentare i mulini.
I mulini erano infatti le uniche costruzioni nei dintorni a parte cascine e monasteri, fino a quando Federico Barbarossa distrusse Milano nel 1162.
Molti cittadini si rifugiarono nei borghi attorno alla città, ad esempio proprio a Lambrate, che divenne “borgo imperiale”.
Una sorte simile spettò anche a chi viveva nei campi poco più a sud. Da questo altro insediamento nacque Ortica, “Urtiga” in milanese, che rimase un piccolo abitato. A pochi passi da lì, invece, Lambrate si elevò a feudo e infine a comune autonomo.
Nei secoli si aggiunsero sempre più ville di campagna e di delizia di aristocratici milanesi, come ad esempio Villa Busca Serbelloni o Villa Folli.
Le origini della vocazione industriale di Lambrate risalgono al XVI secolo.
Verso il 1605, infatti, gli spagnoli costruirono qui la “Polveriera”, così com’era chiamata. Si trattò della prima industria bellica a Milano che sfruttava le acque del Lambro per azionare gli ingranaggi.
L’attività della “Polveriera” andò avanti fino al 1853, ma solo a inizio Novecento il quartiere divenne davvero industriale, grazie alla costruzione delle tante fabbriche storiche. Pensiamo alla Innocenti che produceva la celebre “Lambretta”, alla Faema, alla Richard Ginori o alla De Nora. Lambrate diventò sempre più popoloso, ottenendo la fama di quartiere operaio negli anni a venire.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento si costruì la ferrovia e la Stazione di Lambrate. Fu così che molti ferrovieri che si aggiunsero alla popolazione già folta.
La primissima stazione venne edificata all’Ortica e resiste al tempo ancora oggi ma è stata trasformata in abitazioni private. La memoria ferroviaria dei due quartieri è tenuta viva nel presente da quello che una volta era il “Dopolavoro Ferroviario”, oggi conosciuto come “La Balera dell’Ortica”, vera e propria icona del quartiere, con la sua identità schietta e popolare.
Una volta smantellate le linee ferroviarie e dismesse delle fabbriche, negli anni ’70, spuntano sempre più complessi residenziali, anche di pregio, vicino alla cerchia dei Bastioni, rendendo la zona di Porta Romana a Milano come la vediamo oggi.
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